STORIA
Videoantologia della poesia spagnola contemporanea
Il progetto «Per terre di Spagna» è stato ideato nel del 2009, durante un lungo viaggio nella penisola iberica alla ricerca di poesie e di poeti, per disegnare una possibile mappa di quel mondo. Solo nel 2018 dei molti materiali raccolti è stata data un piccola anticipazione nel libro cartaceo e digitale «Per terre di Spagna» edito dalla casa editrice Valigie Rosse, da cui nasce adesso un'idea tutta nuova.
PER TERRE DI SPAGNA
Con la realizzazione di questo sito tale anticipazione si trasforma nel primo nucleo di un progetto totalmente ripensato e rivitalizzato, pronto a riprendere il viaggio e soprattutto pronto a coinvolgere altri poeti e traduttori di vari paesi. Nasce così uno spazio aperto e in continuo aggiornamento che possa nel suo insieme e con questa sua vitalità sinergetica definirsi anziché una antologia della poesia spagnola contemporanea, una antologia della poesia spagnola nella contemporaneità.
Se dovessi scegliere tre momenti per riassumere tutto il senso del lavoro sceglierei questi tre: la lettura di Pilar Gómez Bedate della poesia del marito Ángel Crespo, l'autore che chiudeva la storica Poesia Spagnola del Novecento di Oreste Macrí; la parodia di David Leo, che imita, indossando i suoi stessi vestiti, la voce e le idee di Juan Andrés García Román, video che mi dà davvero l'idea di un documento irripetibile; e infine il tratto di viaggio dal benzinaio dove ci eravamo dati appuntamento fino alla bellissima residenza di Francisco Brines, al di là del Premio Cervantes recentemente concesso al poeta, uno dei pochi documenti che abbiamo registrato del nostro furgone, che la storia ha già cancellato.
BOOK
Valigie Rosse, 2018
IL VIAGGIO
Il viaggio – che ho condotto in compagnia di Daniela Sandid (autrice delle riprese) – è durato in tutto otto mesi, dal luglio 2009 al febbraio 2010, e si è svolto secondo uno schema di staffetta molto semplice: a ogni poeta intervistato chiedevamo con chi valesse la pena dialogare nella tappa successiva e se potesse fornirci i contatti necessari o, magari, fare per noi una telefonata.
In un ideale collegamento con la storica antologia della Poesia spagnola del Novecento di Oreste Macrí, che è in verità dedicata alla prima metà del secolo, e che termina con Ángel Crespo, la prima tappa del nostro viaggio è stata Calaceite, paesino aragonese di mille anime, dove abitava la vedova del poeta, Pilar Gómez Bedate, che generosamente ci ha ospitato per ben due settimane per darci tempo di fare un po’ di pratica con la nostra piccola videocamera Panasonic.
Compivamo le varie tappe a bordo di un furgone Volkswagen malconcio, che ci avevano regalato perché cercassimo di rivenderlo e ricavarne qualche soldo, non di certo perché lo costringessimo a fare con noi tutti quei chilometri. Abbiamo viaggiato, come si suol dire, con mezzi di fortuna ma è stata proprio la scarsezza dei mezzi tecnici che avevamo a disposizione a trasformarsi in un forte punto di vantaggio.
In questo modo, abbiamo registrato sessanta videointerviste ad altrettanti poeti e poetesse di differenti generazioni e città, da Barcellona a Santa Cruz de Tenerife, da Valencia a León, da Malaga a Valladolid, Madrid, Granada, ecc.
LE INTERVISTE
Non avevamo neppure un cavalletto; col passare dei mesi saremmo arrivati a disporre persino di un faretto alogeno, con tanto di diffusore di luce ricavato da una scatola di scarpe a cui avevamo ritagliato il fondo velandolo poi con la carta cerata trovata all’interno della stessa confezione. Aneddoti a parte, il nostro vero vantaggio è stato quello di non possedere un microfono direzionale professionale, motivo per cui le interviste dovevano essere realizzate in un ambiente silenzioso, in casa dei rispettivi poeti e non in un bar, ad esempio, o in una piazza o in qualunque altro luogo pubblico, dove sarebbe stato molto più facile incontrarsi. Sarebbe stato più facile, ma anche assai diverso: ogni poeta ha invece scelto l’angolino di casa nel quale farsi riprendere – e ci ha detto perché – ha scelto le tre o quattro poesie da cui si sentiva più strettamente rappresentato e ha parlato con noi in tono forse non intimo, ma nemmeno del tutto pubblico.
Questa nota di famigliarità è senza dubbio uno dei punti di forza dei materiali raccolti durante la nostra ricerca, poiché alla fruizione del solo testo scritto si sovrappone una lettura performata in ambito domestico, che può fornire al lettore non pochi elementi legati all’intonazione, alla postura, agli oggetti e ai colori di cui il poeta si circonda, o non si circonda. Oltre a proporre, nei brevi stralci di interviste riportati, un’essenziale ma intensa panoramica sulla poesia spagnola del secondo Novecento.
La maggior parte delle discussioni, anche questo va detto, proseguiva ben oltre le riprese, nella condivisione di una bevuta, di una passeggiata o di qualche nuovo incontro, tempo dopo: e in questo intrigo di relazioni l’essere stati noi stranieri, a nostro modo più neutrali di qualunque connazionale, ci ha facilitati non poco negli spostamenti. In segno di ringraziamento, riporto dunque la lista completa delle interviste realizzate in quei mesi, in ordine cronologico:
Pilar Gómez Bedate; Fernando del Val; Antonio Piedra; Eduardo Fraile; Esperanza Ortega; Antonio Gamoneda; María Victoria Atencia; Guillermo Carnero; Juan Ramón Torregrosa; Eloy Sánchez Rosillo; Dionisia García; Luis Bagué; Carlos Marzal; Andrés Navarro; Antonio Cabrera; Jaime Siles; Francisco Brines; Vicente Gallego; Santiago Gómez Valverde; Ana Gorría; Santiago López Navia; Diego Valverde Villena; Amalia Bautista; Jordi Doce; Luis Alberto de Cuenca; Carlos Pardo; Andrés Sánchez Robayna; Francisco León; Clara Janés; Óscar Curieses; Antonio Lucas; Gonzalo Escarpa; Rafael José Díaz; Marcos Canteli; Luis Antonio de Villena; Ada Salas; Luis García Montero; Pedro Enríquez; Antonio Carvajal; Juan Andrés García Román; Rafael Espejo; Fruela Fernández; David Leo García; Pablo García Casado; Eduardo García; José Luis Rey; Mariano Peyrou; Vanesa Pérez-Sauquillo; Elena Medel; Antonio Colinas; Pablo García Baena; José Manuel Caballero Bonald; Luis Muñoz; Jorge Gimeno; Juan Carlos Mestre; César Antonio Molina; Manuel Vilas; Lorenzo Plana; Pere Gimferrer; Santiago Montobbio.
DALLE RADICI ALLA CONTEMPORANEITà
Il poeta più anziano che ci è capitato di intervistare – l’eccezione che conferma la regola: lo abbiamo fermato in un corridoio della Residencia de Estudiantes – è stato Pablo García Baena, classe 1921, storico protagonista del gruppo di artisti raccolti intorno alla rivista «Cántico»; e il più giovane, David Leo García, allora solo ventunenne, ma già tre anni prima vincitore del Premio Hiperión. Se al ricordo di Pablo García Baena, recentemente scomparso, dedichiamo simbolicamente questo lavoro multimediale, a David Leo dedicheremo invece uno spazio speciale negli extra, con un video dove l’ex-giovanissimo poeta si fa imitatore del citato Juan Andrés García Román.
Siamo a Granada, in casa di quest’ultimo, più precisamente nella sua camera: David apre l’armadio e sceglie prima una giacchetta – tra mille, tutte eccentriche –, poi una cravatta dalla nuvola di cravatte già col nodo che sono appese a una specie di separé; poi chiede al padrone di casa di passargli gli occhiali, ma lui senza occhiali non vedrebbe più nulla, così gli dice di prendere quelli di riserva sul comodino. A quel punto David improvvisa, imitando a perfezione anche la voce e l’accento andaluso, un’ironica dichiarazione di poetica di cui forse solo oggi – con il tempo che è passato, che è molto, specie se misurato dal punto di vista della fruizione anche della letteratura attraverso le risorse digitali – riconosco il valore e la fortuna di averla raccolta e conservata:
All’epoca – il 30 gennaio 2010 per l’esattezza – in questa breve scena avevo visto solo un occasionale divertisement, e questo era: ma il supporto video ancora oggi è ben capace di ricostruire l’atmosfera di quel preciso momento – luoghi, intenzioni e stati d’animo – al punto di concentrarci e riproporci in modo immediato una grande quantità di informazioni. Lo scherzo gioca intorno alla crisi del ruolo della poesia nella società contemporanea, dove è ridicolo e appare superato il fatto stesso di essere ancora in crisi, proprio come nel passato; il presente è dominato dal supermercato, relativamente al quale il poeta non può denunciare alcunché – è già stato fatto –, ma può solo frequentarlo, suo malgrado (comprando la frutta), e infrangerne blandamente le regole toccando le patate in un luogo in cui, in nome dell’igiene e la sterilità, la merce non si tocca, vivendo sulla propria pelle il problema, allora incipiente, ma già in forte crescita – alla fine del 2009 erano solo sette milioni in Spagna gli utenti di Facebook –, di un visibilissima realtà virtuale con cui dover fare i conti.
CONTENUTI DEL PROGETTO
In conclusione, alcune parole sui materiali scelti per questa plaquette (diciotto letture più tre extra per ritrovare il nostro numero 21): García Baena testimonia, recitando a memoria una brevissima poesia tratta dal suo primo libro, Rumor oculto, del 1946, una delle linee centrali della poesia del dopoguerra – né dalla parte dei vinti, né dalla parte dei vincitori –, che è quella di coloro che volevano piuttosto mantenersi legati al propulsivo culto della bellezza che aveva animato la poesia della Generazione del ’27. A tale ininterrotto flusso si può accostare anche l’impeccabile e vitale sonetto giovanile della Atencia, che a Malaga frequentò il gruppo riunito attorno alla rivista «Caracola» parente stretta della storica rivista «Litoral», curata dagli illustri concittadini Emilio Prados e Manuel Altolaguirre.
Con Caballero Bonald, Brines e Gamoneda ascoltiamo le voci di alcuni protagonisti della cosiddetta Generazione del ’50: il primo più direttamente legato al gruppo; il se- condo spirito più indipendente che avverso al potere; e il terzo esterno allo specifico gruppo, ma non alla stagione della lotta clandestina contro il franchismo, così come i tre vanno raccontando negli stralci di intervista proposti.
A seguire, una serie di poeti – Carvajal, Carnero, Siles, Villena – che, nella generazione successiva, si allontanano con modalità molto diverse e personali dalla linea allora imperante della poesia direttamente legata alle problematiche politiche e sociali del Paese, promuovendo nuovamente la riscoperta dei valori formali della poesia e di apertura della cultura – o della ricerca interiore, come Clara Janés, molto legata anche a modelli stranieri, su tutti quello di Holan –, che apparivano come schiacciati dai contenuti, secondo il celebre verso di Gabriel Celaya citato anche da Carvajal nella videointervista: «nuestros cantares no pueden ser sin pecado un adorno». Sulla stessa necessità torna anche lo stesso Gamoneda nell’intervista girata nel cortiletto della sua casa, non senza qualche disturbo del vento o del sottofondo di voci di gente che passava per strada, ma che al poeta risultavano gradevoli presenze.
Se per la prima metà del Novecento non è impossibile parlare di gruppi poetici o tendenze di massima in qualche modo assimilabili alle etichette Generazione del ’98, del ’27, del ’36 e del ’50, fino appunto alla poesia sociale e ai novísimos degli anni Sessanta e Settanta, nelle decadi successive il panorama va via via variegandosi, mostrando piuttosto delle linee che si intersecano: come quella di impronta realista di García Montero, meditativa di Sánchez Robayna e di slancio irrazionale di Mestre (poeta recentemente insignito del Premio Castilla y León de las Letras).
Negli anni Novanta queste linee continuano a svilupparsi – qui sono presenti le voci di Jordi Doce e Ada Salas, fra le molte altre che abbiamo registrato e che aggiunge- remo in seguito, quali Luis Muñoz, Vicente Gallego e numerosi altri – a scontrarsi e influenzarsi, ed è proprio da una simile fusione che, a detta di poeti anche molto distanti tra loro, sgorga la poesia di Juan Andrés García Román, dove questa antologia fissa il suo punto d’arrivo, con la speranza che possa essere un punto di partenza. Si aggiungono alla selezione, come bagliori che allora ve- nivano dal futuro, le voci di Elena Medel (la cui poesia difatti, allora inedita, è stata pubblicata solo nel 2015) e David Leo, i due poeti più giovani del nostro itinerario.
Come si è andati dicendo, non si tratta di una selezione costruita per aspirare a una qualche forma di completezza, quanto di una proposta di un panorama e di un itinerario pluripersonale concreto – presente – nella speranza che queste note di viaggio possano costituire una base e un primo nucleo per un portale digitale capace di accogliere sia nuove voci, sia letture di repertorio di poeti oggi scomparsi, ma i cui versi sono stati molte volte rammentati nel corso di questo cammino por tierras de España.
Se il percorso può avere una meta, oltre che una memoria, sarebbe bello che alla fine del sentiero ci si riconnettesse per davvero alla storica antologia di Oreste Macrí e alla voce di Ángel Crespo, che la concludeva e di cui, nella lettura della ospitalissima Pilar Gómez Bedate, inserisco negli extra questa poesia, idealmente inaugurale e puntuale nel segnalare il centrale, testimoniale e irriducibile tema del presente e della presenza, declinandolo come presenza della voce, della poesia e della lingua:
La presenza della poesia
Ángel Crespo
Che sia la presenza della poesia
con le sue parole ben contate,
con le sue sillabe ben accordate,
coi suoi ben nitidi accenti,
quella che ci elevi o ci affondi
o ci mantenga nella corrente
– e che se una parola
appassisce o se cade
una sillaba, o cede un accento, la poesia n
on stia nemmeno nella sua presenza.
Perché essa solamente
sia quella che ci salvi o ci condanni:
non sillabe, accenti o parole,
non quel che dicono – la loro presenza.